La realtà non è più quella di una volta
Nel 1637, il filosofo francese René Descartes ci ha dato la sua famosa fondazione per la conoscenza, ma Cristina Pozzi si chiede se resista alle prove della tecnologia moderna
Cogito ergo sum.
Penso, mi pongo domande, quindi sono reale.
La famosa formula cartesiana, anche se superata, ancora oggi produce la sua eco.
È la domanda ricorrente alla quale nel tempo abbiamo datole risposte più varie: «chi siamo»?
I due elementiche la compongono ci rassicurano sulla nostra esistenza e sulla nostra peculiarità: siamo qui, reali e, possiamo dirlo perché pensiamo, ci poniamo domande, immaginiamo. Un concetto di essere umano fondato su realtà e cognizione. Oggi entrambi i pilastrisono messi alla prova dalle nuove tecnologie.
Per cominciare, la realtà non è più quella di una volta.
Non sono piùsolo le allucinazioni o i sogni a contrapporsi a ciò che definiamo reale: la tecnologia ci permette di realizzare ciò che immaginiamo in modo così preciso da ingannare tutti i nostri sensi.
A questo punto la nostra domanda riaffiora: chi mi garantisce che sono qui e che sono reale? Di fronte all'evidenza di una realtà altra così immersiva e credibile, soprattutto in prospettiva, il dubbio è lecito e viene rafforzato ad esempio, dalla logica stringente di un filosofo come Nick Bostrom nella sua ipotesi della simulazione. In pochissime parole: se un essere umano può creare una simulazione così simile a ciò che chiamiamo realtà da essere inconfondibile, allora un semplice calcolo di probabilità ci mostra chiaramente che pensare che noi siamo i primi a riuscirci nell'universo e che solo la nostra è una realtà originale è quanto meno sintomo di arroganza.
Se non bastasse, anche l'altro elemento del sistema, il cogito, è duramente messo alla prova dalle tecnologie di intelligenza artificiale.
I giochi sono riaperti.
Di fronte a quella che percepiamo come minaccia, questi oggetti in grado di darci l'impressione di pensare e di comprenderci, si è diffusa l'idea che ci sia ancora una cosa che è peculiare degli esseri umani e che nessuna macchina potrà acquisire: la creatività. Solo noi umani saremmo in grado di creare, fare arte, innovare. Il guaio è che questa idea si fonda su un concetto romantico di genio creativo che secondo gli studiosi riguarda forse l'1% delle idee creative. Infatti, anche la creatività ha delle regole e può essere quindi descritta con la matematica e programmata.
Cosa ci resta?
Molto: storie, cultura, valori. L'essere umano è un meraviglioso organismo di individui connessi nel tempo e nello spazio in grado di progettare tecnologie affascinanti e potenti e di interrogarsi sulle proprie invenzioni con buon senso e responsabilità.